Pubblicato 10/04/2012 ore 16.00

Ecologia semiotica: un contributo all’ecologia teorica

Premesse

Nel tempo presente la parola ed il concetto di ecologia vengono associati a tutti quei problemi ambientali che l’uomo, soprattutto quello moderno, è riuscito a creare negli ecosistemi.
L’ecologia occupa inoltre uno spazio considerevole nel pensiero politico (ecologista) di chi vorrebbe un mondo in cui l’uomo non fosse quel dominatore assoluto, quel dissipatore di risorse ed energia e principale responsabile di effetti palesemente devastanti sul pianeta Terra quali i cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità.
Se si digita la parola “ecologia” sulla rete in uno degli oltre 100 motori di ricerca disponibili sul web il numero di riferimenti supera 30 milioni, che si quadruplicano se si usa la sua traduzione inglese “ecology”. Questo certifica la popolarità di questo termine anche se ciò non basta a dedurne pari popolarità come scienza di base ed applicata.


Con l’avvio di questo blog intendiamo indirizzare l’attenzione del lettore non tanto verso gli aspetti applicativi di questa disciplina scientifica, quanto verso gli aspetti epistemologici, aprendo uno spazio propositivo e un forum di confronto sulle basi teoriche dell’ecologia.
Infatti a dispetto della sua popolarità “mediatica” come scienza applicata, l’ecologia risulta debole nelle sue basi teoriche. Riteniamo pertanto importante poter aprire una riflessione soprattutto sulle potenzialità della teoria ecologica nel costruire percorsi di ricerca e di applicazione tesi alla risoluzione di molti problemi che oggi affliggono le società umane e il loro contesto ambientale. Tutto questo teso alla ricerca di un denominatore comune che associ ed integri in modo comprensibile le diverse complessità. Solo attraverso la comprensione dei fenomeni complessi è possibile tracciare innovative strade percorribili per l’evoluzione culturale dell’uomo nel rispetto dell’etica ambientale.

Informazione-con-significato

La complessità del mondo e le sue dinamiche impongono un atteggiamento di continua ricerca dei meccanismi che sono alla base dei processi auto-organizzativi, restituendoli alla società attraverso una semantica priva di ambiguità e portatrice di messaggi proattivi per l’auspicabile trasferimento del pensiero alle azioni. Azioni quindi aventi come strategia quella della prevenzione e non solo quella del rimedio a posteriori.


Per questo e senza indugio passerei a fornire una più avanzata ed alternativa definizione dell’ecologia come di “una scienza che studia i flussi di informazione-con-significato che passano attraverso i diversi soggetti biologici (individui, popolazioni, comunità) e gli oggetti da questi specificamente riconosciuti come portatori di significato.”


Si tratta di una definizione che non mette in crisi le più comuni ed acclarate definizioni di ecologia ma che utilizza una prospettiva semiotica (soggetto-oggetto e sua reversibilità con inversione dei ruoli). In questo modo la complessità degli ambienti viene vista come il risultato del fluire dell’informazione-con-significato da un sistema ad un altro, a qualsiasi livello gerarchico di complessità ci si collochi, e questo fluire finisce per determinare e affinare le relazioni semiotiche derivanti.


Considerando che ogni entità biologica di cui riconosciamo un progetto vitale, una indipendenza ed una peculiarità funzionale possiede un proprio “linguaggio” va da sé che l’incomunicabilità dovrebbe regnare sovrana in un aggregato di tali soggetti. Pertanto una prima riflessione ci porta inevitabilmente ad ipotizzare codici organici capaci di rendere comprensibili sia le informazioni che fluiscono intenzionalmente da un soggetto a un oggetto, sia quelle informazioni che “involontariamente” raggiungono per un effetto diffusivo altri soggetti posti nelle adiacenze.


E’ ovvio che in una strategia tesa ad aprire un confronto sulle basi teoriche diventi indispensabile determinare prima di tutto il contesto ontologico, nella consapevolezza che il flusso di informazione è reso possibile solamente se esistono soggetti che per le loro caratteristiche intrinseche e per la loro posizione nello spazio geografico e nello spazio funzionale vadano a creare gradienti generatori di flusso. Parliamo quindi di soggetti come sistemi aperti e dissipativi la cui esistenza e sopravvivenza sono garantite da un costante flusso multidirezionale di informazione-con-significato, una informazione che deve essere intercettata, interpretata ed elaborata sotto una incessante spinta evolutiva che agisce come risposta della stocasticità del “funzionamento complesso” dei sistemi.


La parola informazione ricorre in questo primo “post” come il “collante” tra il soggetto e gli oggetti ma in realtà di cosa si tratta? Se per caso tocchiamo un filo elettrico scoperto in casa nostra “prendiamo la scossa”, una sensazione spiacevole, ma la stessa energia elettrica produce luce che ci restituisce il senso della visione (non si vede al buio). Ebbene quando un fascio luminoso intercetta una qualsiasi superficie e da questa è riflesso noi riceviamo, per trasferimento, le caratteristiche superficiali dell’oggetto (forme e colori): questa è informazione. Quando poi riuscissimo a capire di quale oggetto si tratti e a collocarlo in una qualche casella del nostro “progetto teleonomico” riceveremmo allora informazione-con-significato.


Dare significato all’informazione è un processo evolutivo e adattativo che avviene all’interno del soggetto ricevente, allo stesso tempo è anche il passaggio chiave attraverso il quale ogni organismo mantiene il proprio rapporto (stato vitale) con “l’intorno soggettivo” o “Umwelt”.

Paesaggio ed informazione

Appare chiaro che ogni organismo sia immerso in un contesto pieno di informazione che può avere almeno tre distinti “destini”.
In un primo caso l’informazione non può essere in alcun modo intercettata da quel determinato organismo, abbiamo chiamato questo intorno informativo “Neutral-based landscape” . Un esempio è dato dallo spettro luminoso. I nostri occhi non riescono a vedere le radiazioni ultraviolette, per noi queste radiazioni “non esistono” e quindi l’informazione che potenzialmente contengono è “destinata” ad altri soggetti capaci di intercettarla.
In un secondo caso, una parte di informazione viene intercettata dagli organi di senso. Per esempio quando l’energia termica percepita dai sensori termici. Questo tipo di informazione determina un contesto ambientale chiamato “Individual-based landscape”. Cioè un contesto che varia a seconda delle differenti capacità sensoriali del soggetto.
Infine quando l’informazione, una volta percepita, viene elaborata attraverso un meccanismo “genetico” o da un meccanismo “culturale” determina un intorno che chiamiamo “Observer-based landscape”. Si tratta di un contesto frutto di un processo cognitivo che si pone a valle del processo percettivo. In questo caso siamo in presenza di informazione-con-significato che nel lungo cammino dell’evoluzione è stata l’obiettivo prevalente dell’adattamento.
Potremmo anche non essere d’accordo con la semantica usata ma va da sé che siamo in presenza di tre separati “contesti ambientali” o paesaggi organistico-centrici.
Più informazione-con-significato un organismo riesce a raccogliere e più ampio sarà lo spettro dei suoi “adattamenti”, cioè delle risposte “ragionate” al contesto ambientale in modo da rendere massima la probabilità di sopravvivenza individuale e generazionale.

Commenti conclusivi

Con questo primo post abbiamo avviato un processo di rivisitazione delle basi fondative dell’ecologia partendo da una prospettiva semiotica che consideriamo importante per avviare una nuova stagione di teorie ecologiche. Intendiamo in momenti successivi avviare un’analisi comparata con i principi che hanno dato origine al corpo disciplinare dell’ecologia, volendo dimostrare che la prospettiva semiotica non risulta una prospettiva conflittuale bensì una nuova strada a completamento ed integrazione delle basi teoriche che hanno dato fondamento all’attuale ecologia.